martedì 1 maggio 2012

Cavaliere Rosso- 4 Capitolo


Adam parcheggiò malamente sul vialetto di casa, si mise le fondine, controllò per l'ultima volta le pistole e le munizioni. Si riempì le tasche di proiettili.
Prima di togliere le sicure alla macchina controllò la strada, notò in lontananza un gruppetto di invasati seduti a pasteggiare su un corpo che già si scuoteva per unirsi ai loro ranghi. A vederli erano in uno stato pietoso: l'unica donna del gruppo aveva la camicetta strappata, mostrava i seni nudi e l'addome spalancato in una tremenda ferita, gli intestini penzolavano strappati e mangiati, i quattro uomini erano emaciati, ampie porzioni di carne mancavano dalle gole e dalle braccia, uno di loro mancava della guancia sinistra; tutti presentavano ferite d'armi, fossero da taglio, da fuoco o da botta.
Adam aprì cautamente la portiera, la chiuse facendo meno rumore possibile, si diresse in punta di piedi alla porta di casa sua. Bussò una volta e dopo una pausa tre di fila, aprì con la chiave e poi si chiuse dentro. Assicurò il chiavistello, chiuse a tripla mandata la porta.
Non chiamò a gran voce la moglie, iniziò a perlustrare le stanze. Trovò Eva in cucina che stava cercando di chiudere la finestra sopra il lavabo. Con uno schiocco del legno riuscì a chiuderla rompendela, ora neppure volendo si sarebbe potuto riaprirla.
Si videro, lei corse incontro a lui. Si abbracciarono con un cameratismo fraterno, si misero a sedere in cucina.
<< I ragazzi sono a scuola?>>
<< Esatto. Sono partiti poco dopo di te, probabilmente sono in pericolo.>>
<< Spero quella stupida d'Irina non faccia stupidaggini.>>
<<Compagno Adam*, non mi pare il momento.>>
<<Insomma! Lo sai che ero contrario alla sua promozione ad agente sul campo in territorio straniero: tende ad esagerare, a regger male botta.>>
Si guardarono per un secondo,si strinsero la mano affettuosamente: se anche il matrimonio che li legava era una menzogna, era evidente che li univa qualcosa di diverso che il cameratismo semplice o l'amor patrio.

****
<< Ehi Tim.>>
<<Si Roy?>>
La lezione di matematica procedeva mesta, tristemente. L'insegnante non sapeva granché come spiegarsi e forse non conosceva neppure così bene la materia. Pareva avesse un gran mal di testa, cambiava spesso tono, alzava e abbassava la voce.
<< Devo farti vedere una cosa. Un segreto.>>
<<Adoro i segreti.>>
Non ci volle molto prima che i due ragazzi chiedessero in tempi non sospetti d'andare al bagno e uscissero dall'aula. La maestra li lasciò uscire per poi tornare ondeggiando stancamente alla cattedra, si tocco ambo le orecchie.
I due ragazzi corsero ridacchiando verso i bagni, imitando prima uno e poi l'altro i modi da ubriachi della povera donna che stancamente cercava di fargli imparare qualcosa. Giunti al bagno, entrambi controllarono non ci fosse nessuno oltre a loro, Roy arrivò persino a controllare sdraiandosi sul pavimento. Soltanto dopo estrasse dalla tasca un fazzoletto.
<< Sai, ieri notte...qualcosa è caduto vicino il ranch dei miei nonni.>>
<<Ma dai! Non mi verrai a dire che dopo quello che è successo un mese fa è successo di nuovo.>> rispose all'amico Tim, mettendosi a ridacchiare, senza alzare troppo la voce: non voleva certo che lo scoprissero nei bagni.
<< Te lo giuro, non ti dico bugie! Il casino dei Foster è un'altra cosa!>>
Ci volle un poco prima che il ragazzino riuscisse ad aprire il nodo che aveva fatto al fazzoletto e lo dispiegasse per poi mostrarne il contenuto: si tratta di un frammento di un minerale, lucido e nero come l'ossidiana, ma estremamente poroso. A prima vista pareva non pareva lavorato, ma appariva impossibile che non lo fosse: i vari fori erano perfettamente romboidali, lavorati con una attenzione che non aveva nulla di spontaneo e naturale.
<< Vicino a casa nostra si è schiantato qualcosa: sono uscito di casa prima che mio nonno e mio padre, fucili in pugno, arrivassero: c'era quel che rimaneva di un enorme pallone, sai, come le mongolfiere, tutto strappato e stava andando a fuoco. Poi, in mezzo ad un piccolo cratere, c'erano vari pezzi di metallo, alcuni lucidi e altri scuri, tutti però anneriti.>>
Tim si rigirava il frammento fra le mani: assomigliava per forma al dito di un guanto d'armatura, ma la decorazione.
<< Sai a cosa assomiglia? Quasi ad un microfono.>>
Dopo avergli raccomandato il silenzio ed essere usciti, i due si diressero nuovamente verso la loro classe. Erano giunti a neppure una ventina di metri che il brusio che animava la scuola si trasformò in urla.
La porta della loro classe si spalancò di botto, con fragore, il vetro si infranse. Un loro compagno di classe, l'orecchio strappato a morsi e il corpo pieno di tagli era stato spinto con violenza. Fecero per avvicinarsi, la loro insegnante saltò addosso al ferito e iniziò a mordergli il braccio destro.
Roy rimase pietrificato, se la fece addosso nei pantaloni, mentre Tim fece qualche passo indietro, il braccio destro s'abbassò verso la scarpa, dovette inginocchiarsi.
Il loro compagno iniziò a muoversi, tremare, la donna inclinò la testa, li guardò con sguardo vacuo: gli iniziarono a sanguinare le orecchie. Fu questione di un attimo:  la signora Stein spiccò un balzo e atterrò su Roy, gli strappò la gola con un morso strattonando nel farlo come i cani quando addentano una presa. Tim s'avvicinò e diede all'assassina un calcio violento al costato che la fece infuriare. Si voltò quindi verso di lui, fece per afferrarlo come fanno i giocatori di football, ma il ragazzo fu più veloce, scartò di lato facendola cadere.
Fu subito sopra di lei, le afferrò la testa facendo attenzione che non la mordesse, le ruppe il collo con uno schiocco abominevole. Il suo amico si teneva la gola, il sangue usciva a fiumi.
Troppo.
<< Aspetta, ora chiamo aiuto.>> disse Tim all'altro ragazzo, iniziando ad urlare. Nessuno accorse, solo grida d'agonia gli fecero eco. Dalla sua classe non veniva alcun rumore, già tutti erano fuggiti dalla finestra dopo aver assistito al cannibalico banchetto. Visto che nessuno stava giungendo ad aiutarlo, fece da solo: prese il proprio fazzoletto e quello dell'amico,  dopo averli annodati li usò come fasciatura improvvisata per il collo. Il frammento di pietra cadde per terra.
Il corpo della insegnante non voleva star fermo, nonostante il collo spezzato stava rialzandosi goffamente in piedi, schioccava le mandibole come una belva feroce.
Tim osservò disgustato, sentì poi un rumore alle sue spalle: l'altro ragazzo ferito si stava alzando e nonostante non avesse più gola, un braccio a brandelli e un orecchio in meno, lo osservò con ferocia inusitata. Il giovane agente sovietico scattò immediatamente, fuggì con le ali ai piedi facendo cadere la sua insegnante per rallentare l'altro: due si scontrarono, invece che inseguirlo iniziarono a divorare Roy.
La spia si diresse verso le classi dei ragazzi più grandi, controllando la respirazione e il battito cardiaco per poter mantenere il ritmo. Neppure s'era accorto d'aver afferrato il frammento e di stringerlo in mano.


*Ebbene sì, il nome Adam (come anche Eva) sono identici anche in russo!

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