Continuando la sua corsa, Tim arrivò
nei dintorni dello sgabuzzino dell'uomo delle pulizie: iniziò ad armeggiare con
la maniglia, riuscendo infine ad aprirla dopo aver dato due forti strattoni. Si
nascose sotto una delle mensole, iniziò ad armeggiare per la grata che portava
al sistema d'areazione, chiedendosi perché l'avessero messa verso il basso e non in alto. Sentì
varie persone passare nel corridoio, gente che correva urlando. Nessuno si
fermò lì. Alla fine riuscì ad aprire la grata ferendosi le mani, costretto ad
usare il frammento minerale come leva.
Era molto più tagliente di quanto
immaginasse. Era appena entrato nel condotto dell'aria che la porta si aprì: ad
entrare fu Mary. Stava per farsi vedere quando l'altra iniziò a parlare ad alta
voce.
<< Maledetto ragazzino, mai
dove deve essere...mai dove deve essere, giuro, giuro che...>>
Iniziò ad armeggiare con gli
oggetti sulle mensole, volandone la maggior parte in terra, schiantandone
alcuni con violenza. Batté il destro alla parete, iniziò di nuovo a cercare.
Trovò uno fazzoletto, lo strappò
in due lembi, ci si fasciò il collo ferito. Il morso non era grande, eppure
perdeva molto sangue.
Troppo sangue.
Si legò subito dopo al collo il
foulard, si mise nell'angolo a cercare qualcosa nella cassetta degli attrezzi.
Iniziò a parlottare in russo, poi in americano.
Tim si mise in posizione fetale,
con immensa lentezza fece per dirigersi verso l'interno del condotto, per
lasciarla lì.
Non sentì più la voce di lei, si
fermò immediatamente. Nessun rumore, soltanto da fuori l'ennesima corsa verso
la salvezza inseguita da chissà chi. Una marea di domande iniziò a vorticare nella
testa del ragazzo, uniti alle prime analisi logiche: le persone si rialzavano
anche dopo ferite mortali, inizialmente avevano sensazioni di sbandamento, come
la sua insegnante.
Probabilmente era proprio quando morivano che si rialzavano, probabilmente il contagio, sempre che si trattasse di una malattia convenzionale, avveniva tramite il contatto.
Probabilmente era proprio quando morivano che si rialzavano, probabilmente il contagio, sempre che si trattasse di una malattia convenzionale, avveniva tramite il contatto.
Rimase qualche altro secondo in
silenzio, poi mosse la destra in avanti per poi fare il passo del giaguaro.
La grata di metallo dietro di lui
venne strappata con fragore, si sentì afferrare la caviglia, scalciò
istantaneamente con l'altra gamba. Fu inutile, venne portato fuori. La sua
finta sorella lo osservò con attenzione, la testa inclinata stranamente, in
mano il coltello che teneva nascosto nella scarpa sinistra. Mary imprecò
sommessamente, si voltò verso la parete opposta.
<< Mi hai fatto
preoccupare...fratellino.>> disse lei senza guardarlo, lui si rimise in
piedi, iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di un oggetto contundente, di
qualcosa da usare.
<< Scusa se ti ho preso il
pugnale, ma il mio...il mio...l'ho perso. Anzi no. E' nel costato di
David.>> disse lei ridendo sommessamente, portandosi la sinistra
all'orecchio come a stapparlo.
<< Allora adesso come ce ne
andiamo?>> Tim andò al sodo, mentre con passo lieve si avvicinò, senza
perdere d'occhio la sorella, alla porta. Un semplice colpo violento e si
sarebbe aperta.
<< Dove
andiamo...andiamo...andiamo...>> La mano col coltello si alzò, portò i pugni
alle tempie, come se la testa gli esplodesse. Urlò sommessamente, poi si diede
un colpo violento ad una gamba con la mano libera. Parve riprendersi.
<<Mary, dobbiamo andarcene:
mamma e papà staranno venendo qui, dovremmo farci trovare nel parcheggio sul
retro della scuola.>>
<< Ah, bravi quei due. Come
se rispettassero mai la parola.>> la bionda si voltò ad osservare il
ragazzino, gli occhi erano arrossati, come dal pianto o dalla rabbia. Sembrò
notare qualcosa, si avvicinò minacciosa.
<< Tu...tu mi hai
vista.>>
<< Cosa dici? Non ho visto
niente.>>
<< Non mi hanno morsa, sul
serio. Quella sciacquetta di Elizabeth mi ha conficcato la lametta al collo
mentre scappavamo, davvero.>>
Tim diede un calcio alla porta,
si voltò per iniziare a correre. L'altra rimase immobile, lanciò il coltello al
ragazzino, centrandogli in pieno il ginocchio, facendolo cadere.
<< Non sono stata morsa,
davvero...>> continuava a mormorare la ragazza, un sorriso ormai
inebetito lasciò il posto ad un ghigno. Con un urlo di dolore Tim si tolse il
pugnale, l'altra si scaraventò su di lui, gli bloccò le braccia, mise la sua
gamba sopra il ginocchio ferito, lanciò lontano il pugnale.
<< E' così...ci ho messo
troppo, ti ho trovato ucciso da quei pazzi invasati. Ho persino provato a
salvarti, per questo sarò coperta di sangue...>> disse mentre tirava
iniziava a prenderlo a pugni, prima nello stomaco poi in faccia. Subendo chissà
quanti colpi prima di reagire, Tim riuscì a liberare un braccio, estrasse il
frammento del misterioso minerale che teneva nascosto. L'altra però se ne
avvide e riuscì a bloccargli un'altra volta il braccio, sempre dopo avergli
provocato un'ondata di dolore dal ginocchio.
<< Cosa volevi fare alla
tua sorellina eh...?>> disse lei mentre gli saliva direttamente addosso,
con ambo le braccia faceva forza sulla mano di lui col frammento. Tim provò a
colpirla con il pugno chiuso, cercando di colpirla alla tempia, non riuscendoci
per le braccia corte. L'altra iniziò a ridere quando vide il frammento iniziare
a ferire la pelle di lui.
Mary osservò con il sorriso sulle
labbra il frammento ledere prima la pelle, poi l'arteria. SI spinse così in
basso da intaccare l'osso.
Tim morì così, sgozzato.
La ragazza, completamente
insanguinata per aver poi provveduto a spezzare il collo al suo falso fratello,
iniziò ad incamminarsi verso l'uscita sul retro. Non notò il sangue che gli
usciva dai timpani, le rigavano il volto. Si chiese cosa fosse il frammento con
cui aveva ucciso l'altro imbecille.
Chissà come mai non era riuscito
più a trovarlo, quasi come se fosse sparito nella ferita di Tim.
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