sabato 5 maggio 2012

Cavaliere Rosso-5 Capitolo


Continuando la sua corsa, Tim arrivò nei dintorni dello sgabuzzino dell'uomo delle pulizie: iniziò ad armeggiare con la maniglia, riuscendo infine ad aprirla dopo aver dato due forti strattoni. Si nascose sotto una delle mensole, iniziò ad armeggiare per la grata che portava al sistema d'areazione, chiedendosi perché l'avessero  messa verso il basso e non in alto. Sentì varie persone passare nel corridoio, gente che correva urlando. Nessuno si fermò lì. Alla fine riuscì ad aprire la grata ferendosi le mani, costretto ad usare il frammento minerale come leva.
Era molto più tagliente di quanto immaginasse. Era appena entrato nel condotto dell'aria che la porta si aprì: ad entrare fu Mary. Stava per farsi vedere quando l'altra iniziò a parlare ad alta voce.
<< Maledetto ragazzino, mai dove deve essere...mai dove deve essere, giuro, giuro che...>>
Iniziò ad armeggiare con gli oggetti sulle mensole, volandone la maggior parte in terra, schiantandone alcuni con violenza. Batté il destro alla parete, iniziò di nuovo a cercare.
Trovò uno fazzoletto, lo strappò in due lembi, ci si fasciò il collo ferito. Il morso non era grande, eppure perdeva molto sangue.
Troppo sangue.
Si legò subito dopo al collo il foulard, si mise nell'angolo a cercare qualcosa nella cassetta degli attrezzi. Iniziò a parlottare in russo, poi in americano.
Tim si mise in posizione fetale, con immensa lentezza fece per dirigersi verso l'interno del condotto, per lasciarla lì.
Non sentì più la voce di lei, si fermò immediatamente. Nessun rumore, soltanto da fuori l'ennesima corsa verso la salvezza inseguita da chissà chi. Una marea di domande iniziò a vorticare nella testa del ragazzo, uniti alle prime analisi logiche: le persone si rialzavano anche dopo ferite mortali, inizialmente avevano sensazioni di sbandamento, come la sua insegnante.
Probabilmente era proprio quando morivano che si rialzavano, probabilmente il contagio, sempre che si trattasse di una malattia convenzionale, avveniva tramite il contatto.
Rimase qualche altro secondo in silenzio, poi mosse la destra in avanti per poi fare il passo del giaguaro.
La grata di metallo dietro di lui venne strappata con fragore, si sentì afferrare la caviglia, scalciò istantaneamente con l'altra gamba. Fu inutile, venne portato fuori. La sua finta sorella lo osservò con attenzione, la testa inclinata stranamente, in mano il coltello che teneva nascosto nella scarpa sinistra. Mary imprecò sommessamente, si voltò verso la parete opposta.
<< Mi hai fatto preoccupare...fratellino.>> disse lei senza guardarlo, lui si rimise in piedi, iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di un oggetto contundente, di qualcosa da usare.
<< Scusa se ti ho preso il pugnale, ma il mio...il mio...l'ho perso. Anzi no. E' nel costato di David.>> disse lei ridendo sommessamente, portandosi la sinistra all'orecchio come a stapparlo.
<< Allora adesso come ce ne andiamo?>> Tim andò al sodo, mentre con passo lieve si avvicinò, senza perdere d'occhio la sorella, alla porta. Un semplice colpo violento e si sarebbe aperta.
<< Dove andiamo...andiamo...andiamo...>>  La mano col coltello si alzò, portò i pugni alle tempie, come se la testa gli esplodesse. Urlò sommessamente, poi si diede un colpo violento ad una gamba con la mano libera. Parve riprendersi.
<<Mary, dobbiamo andarcene: mamma e papà staranno venendo qui, dovremmo farci trovare nel parcheggio sul retro della scuola.>>
<< Ah, bravi quei due. Come se rispettassero mai la parola.>> la bionda si voltò ad osservare il ragazzino, gli occhi erano arrossati, come dal pianto o dalla rabbia. Sembrò notare qualcosa, si avvicinò minacciosa.
<< Tu...tu mi hai vista.>>
<< Cosa dici? Non ho visto niente.>>
<< Non mi hanno morsa, sul serio. Quella sciacquetta di Elizabeth mi ha conficcato la lametta al collo mentre scappavamo, davvero.>>
Tim diede un calcio alla porta, si voltò per iniziare a correre. L'altra rimase immobile, lanciò il coltello al ragazzino, centrandogli in pieno il ginocchio, facendolo cadere.
<< Non sono stata morsa, davvero...>> continuava a mormorare la ragazza, un sorriso ormai inebetito lasciò il posto ad un ghigno. Con un urlo di dolore Tim si tolse il pugnale, l'altra si scaraventò su di lui, gli bloccò le braccia, mise la sua gamba sopra il ginocchio ferito, lanciò lontano il pugnale.
<< E' così...ci ho messo troppo, ti ho trovato ucciso da quei pazzi invasati. Ho persino provato a salvarti, per questo sarò coperta di sangue...>> disse mentre tirava iniziava a prenderlo a pugni, prima nello stomaco poi in faccia. Subendo chissà quanti colpi prima di reagire, Tim riuscì a liberare un braccio, estrasse il frammento del misterioso minerale che teneva nascosto. L'altra però se ne avvide e riuscì a bloccargli un'altra volta il braccio, sempre dopo avergli provocato un'ondata di dolore dal ginocchio.
<< Cosa volevi fare alla tua sorellina eh...?>> disse lei mentre gli saliva direttamente addosso, con ambo le braccia faceva forza sulla mano di lui col frammento. Tim provò a colpirla con il pugno chiuso, cercando di colpirla alla tempia, non riuscendoci per le braccia corte. L'altra iniziò a ridere quando vide il frammento iniziare a ferire la pelle di lui.
Mary osservò con il sorriso sulle labbra il frammento ledere prima la pelle, poi l'arteria. SI spinse così in basso da intaccare l'osso.
Tim morì così, sgozzato.
La ragazza, completamente insanguinata per aver poi provveduto a spezzare il collo al suo falso fratello, iniziò ad incamminarsi verso l'uscita sul retro. Non notò il sangue che gli usciva dai timpani, le rigavano il volto. Si chiese cosa fosse il frammento con cui aveva ucciso l'altro imbecille.
Chissà come mai non era riuscito più a trovarlo, quasi come se fosse sparito nella ferita di Tim.

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