lunedì 27 febbraio 2012

NerDreamer (3 Capitolo)

Forse è un po' troppo lungo, ma che ci posso fare? Alla fine tanto li metterò per ebook scaricabili gratuitamente.

P.s. a tutti i miei lettori, cioè quei cinque santi (giammai avrò l'ardire di pensare come il grande scritto a cinque al quadrato): cosa ve ne pare di questa storia? E' di vostro gradimento?
Non la mettereste su carta neppure per usarla come fondo per la gabbia del vostro pappagallo o pterodattilo?

P.p.s. (02/03/12) ho fatto alcune modifiche limitate, ma erano necessarie. A presto nuovo capitolo.


Si svegliò in ospedale, portato lì insieme a tutto il gruppo di ragazzi. A parte lui, Matteo e Ilaria, erano tutti con almeno un osso rotto.
Raffaele si toccò lo stomaco, le braccia, le gambe: aveva molti lividi, ma si sentiva stranamente bene.
La porta della camera d'ospedale s'aprì, sorrise pensando fossero i suoi genitori: era uno sconosciuto in doppiopetto.
Il sorriso viscido lasciò poco all'immaginazione del ragazzo che vide giusto oltre la maschera ipocrita di cortesia: era un avvocato, evidente che fosse stato pagato da uno dei genitori dei teppisti che l'avevano picchiato.
Gli vennero offerti dei soldi per testimoniare il falso ai carabinieri, accusare di tutto il misterioso aggressore.
Cercò di prendere tempo, gli venne impedito: alla fine accettò, cinquemila euro facevano comodo.
I suoi genitori arrivarono poco dopo, discussero su cosa fosse successo.
Appena saputo dell'accordo con il legale di uno dei feriti si lamentarono per la sua pressapochezza, uscirono a cercarlo per contrattare al rialzo.
Dopo qualche ora gli venne data la possibilità d'uscire, firmò i documenti.
Da lì a poco venne trovato dai carabinieri, fecero una chiacchierata informale visto l'evidenza dei fatti.
Poco dopo aver salutato le forze dell'ordine, un messaggio di Ilaria lo raggiunse.
<< Non ho accettato i soldi, avevo paura di ungermi tant'era viscido il tizio. Ho finto di non sapere.>>
Deglutì il boccone amaro dell'onestà dell'amica, andò di filato a casa.
Due giorni di convalescenza con la miglior medicina: anime scaricati, videogiochi su consolle.
Fu quasi fosse tornato in vacanza, gli unici momenti più tesi erano con i suoi genitori: borbottavano come fossero pentole di fagioli, lamentosi per i soldi estorti sulla sua pelle. Rimase incuriosito dal fatto che Livorno apparisse al telegiornale: prima la sua aggressione, poi due omicidi efferati. Ci pensò poco, la solita moda morbosa dei media.
Al terzo giorno fu sua madre ad imporgli di tornare a scuola.
Si avviò con l'idea di saltare la lezione, andare al negozio di fumetti li vicino.
Alla fine il dovere fu più forte.
Entrò in classe sospirando, si avviò al banco e poggiò la borsa ad occhi chiusi.
Quando li riaprì si trovò davanti Mattia con una faccia che non diceva niente di buono. Trasalì, spaventato quando l'altro gli porse la mano.
<<Mi devi scusare...quegl'imbecilli non sanno quando fermarsi. Ma il peggior stronzo sono io che non ho fatto nulla.>>
Si strinsero la mano, Raffaele sorrise fra il sorpreso e l'intimorito.
<< Certo non l'avrei mai detto.>> mormorò lui, l'altro inarcò un sopracciglio.
<< Beh, che un giorno avremmo parlato di qualcosa, insomma, non i soliti buongiorno e buonasera detti per...cortesia?>>
L’altro fece una faccia stranita, come se non se lo aspettasse, immediatamente alzò le braccia e le mani in segno di scusa.
<< Non che pensassi niente di male su di te, sia chiaro, ma sai…tu calciatore, sempre cercato dalle ragazze. Io invece al massimo sono il buffone della classe.>> terminò con una risata nervosa, Mattia gli mise una mano sulla spalla.
<< Anche se non sono esattamente quello che lo può dire, non darti addosso troppo.>> disse mentre suonava la campanella. Il professore stava entrando in aula, ma si girò lo stesso.<< Ehi, ma quello della rissa chi era?>>
<<Non ne ho idea>>
<<Impossibile, l’hai chiamato per nome! Nerdi e qualcos’altro, no?>>
Raffaele rimase quasi stordito dalla risposta, sorrise con il sudore sulla fronte, fosse stato un manga si sarebbe trasformato in ghiaccio.
<<Ehm…era vestito come un personaggio di un manga.>> disse, estrasse i quaderni dalla borsa e un libro sbagliato, gesto che all’altro non passò inosservato.
<< Sai, te lo chiedevo perché era veramente forte cavolo.  Ancora mi chiedo come mai non ha rotto qualcosa anche a me.>>
<< Perché con le persone che considera forti e onorevoli ha un certo tipo di regole.>> mormorò più fra sé e sé che verso l’altro, dandosi poi una botta sulla testa, a scuotersi. Mattia fece per chiedergli qualcosa ma il professor Acunzo li interruppe.
<< Se avete tanta voglia di parlare, potreste farlo entrambi dal preside, no?>>
Entrambi scossero il capo e la lezione iniziò.
Il resto della mattina passò in fretta, durante i vari intervalli non ebbero occasione di continuare a parlare a causa di una interrogazione e di un compito a sorpresa. Si salutarono all’uscita come mai avevano fatto negli ultimi cinque anni di scuola.
Tornato a casa, nonostante il tre a storia Raffaele posò i libri e si preparò ad uscire, scusandosi con la madre per non averla avvisata della subitanea uscita. La madre svogliatamente prese il piatto con la fetta di carne già pronta nel freezer dopo averla coperta con la stagnola.
Rimase fuori a girovagare per Livorno passando per le strade deserte, passando per i bar a vedere che gente potesse star pranzo e osservando le vetrine di alcuni negozi. Passata la augusta statua di Cavour si diresse verso il vicino negozio di fumetti, curiosò la vetrina coperta dalla saracinesca, guardò sbavando quasi l’action figure di una delle sue pettorute eroine 2D adesso scolpite in 3D con tanta bravura e attenzione ad una coppia di dettagli.
Si diresse con passo più svelto al quartiere del mercato, trovandolo come sempre ricoperto della sporcizia del mattino, pregno dell’odore del pesce e di chissà cos’altro.
Alla fine giunse al luogo dell’appuntamento con l’amica Ilaria, la libreria Edison.
<< Come al solito in ritardo. Almeno di poco questa volta.>>
Lei come sempre era arrivata puntuale.
<< Scusami tanto, le botte mi hanno trattenuto.>> disse ridendo.
Lei lo guardò storto per un attimo, poi gli si avvicinò.
<< Stai bene?>>
<<Sì, solo qualche graffio…>> quasi non finì la frase, le parve di vedere uno strano volatile all'interno  all’interno della libreria, un'ombra veloce. Scosse il capo.
<< Ehi, cosa c’è?>> le chiese l’amica mentre lo fissava preoccupata, le lenti degli occhiali si stavano inscurendo al sole.
<< No, niente, una impressione.>>
Entrarono dentro, si diressero a passo lesto al piano di sotto dove Ilaria trovò a colpo sicuro alcuni libri sulle armature medievali. Lo guardò come si guarda un frutto, annusandone la carta, girandolo per controllarlo in ogni suo aspetto, infine guardò il prezzo e sospirò.
<<Mi chiedo perché costino così tanto i libri, manco li facessero in oro!>> sbottò delusa.
Raffele lo prese in mano, controllò la cifra e strabuzzò gli occhi. Controllò il portafoglio ora pieno e sorridendo corse verso la scala da dove erano venuti, andando verso la cassa, fra gli improperi dell’amica.
Al primo scalino lei provò a fermarlo.
<< E’ una cifra immensa!>>
<< Per una volta che ho i soldi, te lo regalo!>>
<<Mica è il mio compleanno! Non dovresti comprarlo.>> disse lei alzando la voce in un acuto tremendo.
<< Mi ricordi soltanto che non ti ho preso nulla l’ultima volta.>> disse lui serio. Lei si arrese e gli sorrise, ringraziandolo.
Raffaele vide un uomo con i capelli che gli arrivavano fino all'osso sacro, ma non ci fece granché caso: Livorno Comics quell’anno sarebbe durata una intera settimana, poteva essere un cosplayer con una lunga parrucca.
Questi intanto arrivò alla cassa, la commessa, chewing gum in bocca e seduta su una sedia, lo guardò come fosse idiota: gli abiti ricercati, un completo da uomo d'affari o professore d'altri tempi trovava negli occhiali vecchio stile, gli stringi-naso senza stanghette. La cosa che colpiva erano le due corna gli dalle tempie gli scendevano in avanti, gli occhi verdi di un colore troppo acceso. Teneva sotto braccio fra le dita artigliate del guanto d’arme una pila di libri di storia.
Sulla spalla una strana creatura senza occhi, in parte rapace e con due arti simili a falce, si muoveva leggermente, osservava la commessa come potesse vedere.
Doveva essere finta.
<<Quanto.>> disse con voce imperiosa l’uomo.
La ragazza si strusciò gli occhi, non riusciva a metterlo a fuoco: no, era l’opposto, era come fosse  troppo nitido.
<<Sono…>> rispose dopo aver controllato <<…centodiciassette euro. Ha la tessera?>>
<< Quanto sarebbe in foxori?>>
La commessa fece un’espressione stranita, si ritrasse ai sibili della creatura. <<Come ha detto?.>>
<< Non ho tempo da perdere ragazza, ho troppo da fare. Tieni il resto.>>
Con la sinistra aprì il primo bottone della giacca, iniziò a cercarvi qualcosa, come se ci fosse una immensa tasca, nessun movimento apparve nel tessuto. Con sorpresa della ragazza, l’uomo posò innanzi a lei, accanto al registratore di cassa, due lingotti d’oro puro. Con la massima calma la salutò con un cenno del capo si avviò all’uscita dove sparì alla vista svoltando. La ragazza guardò verso l’uomo ormai sparito, poi l’oro ed infine di nuovo all’uscità.
Quando Raffaele e la sua amica giunsero al bancone notarono che non c’era nessuno. Aspettarono qualche minuto prima di iniziare a chiedere di essere serviti. Si guardarono intorno, non apparì nessun commesso o impiegata.
<< Che si fa?>>
<<Potresti posarlo, no?>> disse sorridendo furbescamente Ilaria, scontrandosi poco dopo con l’espressione negativa dell’amico. <<Sai che faccio? Lascio i soldi qui, ecco cosa.>> disse Raffaele aprendo il portafoglio.
Si avviarono all’uscita senza far caso alla ragazza che molti metri avanti a loro correva con due lingotti d’oro fra le braccia, ridendo di felicità quasi isterica.

2 commenti:

  1. Bellissima l'ultima immagine della commessa che ride con i lingotti d'oro fra le braccia! :)
    Anche in questo capitolo riesci molto bene a rendere il contrasto tra la quotidianità e il soprannaturale.

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    1. Chi non si sarebbe messo a correre via ridendo ricevuto un lingotto d'oro in cambio di qualche libro? :P

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