sabato 10 marzo 2012

NerDreamer (5 Capitolo)

Dopo un po' di pausa, causa preparazione tesi e qualche altro problema, eccoci nuovamente qui. Prestò posterò anche la mia folle realtà, per adesso dovrete accontentarvi dei miei vaneggiamenti meno divertenti.

A voi!


Era assolutamente incredibile: un suo personaggio stava avvicinandosi al suo tavolo con una birra nella sinistra e salutando con la destra.
Aveva fatto un sogno simile una volta. Ma tutto reale.
<< Raffaele, ma vaffanculo!>> il suo master, la divisa bianca e immacolata del personaggio di cui faceva cosplay non gli calzava a pennello perché troppo larga, gli diede una gomitata non troppo scherzosa al costato. Il ragazzo fece una smorfia, si girò a guardarlo mentre Nerdrimer si sedeva, curiosamente in modo identico a Mattia, appoggiato pesantemente sullo schienale della sedia.
Davide ghignò. << Me lo potevi dire che online avevi messo disegni e storie sulle campagne che giocavamo, ti avrei dato una mano, tempo permettendo. >>
Raffaele ridacchiò teso, il mezz'elfo appoggiò la birra, gli mise una mano sulla spalla, poi anche a Mattia.
<< Ah, dopo una sana scazzottata una birra da amici! Iniziavo a credere che qui in provincia non usasse! >>
Scolò la birra, si pulì le labbra col dorso della destra. Ne ordinò immediatamente un'altra alla cameriera appena arrivata, gli diede una pacca sul sedere. La bruna si voltò imbufalita, lui sorrise furbescamente, alzò ambo le mani in segno di resa. << Ehi, se non vuoi che si tocchi, metti un cartello o altrimenti il vero crimine é non farlo!>>
Scoppiò in una profonda risata, molti si voltarono per il volume, la vittima della sua goliardia si diresse al bancone e gli fece una birra tutta schiuma, l'altra cameriera gli mise una mano sulla spalla a consolarla.
Raffaele era rosso in volto, si vergognava come un ladro per come il suo personaggio si stesse comportando. D'altro era come se fosse suo "figlio". Certo, un figlio di diciassette anni come lui, ma alto due metri e cinque e pesante sui cento chili unicamente di muscoli.
Quasi sbiancò quando il mezz'elfo si tolse la giacca rinforzata rivelando il giubbotto antiproiettile, ma anche la fondina della pistola di grosso calibro. Si guardò intorno preoccupato ma nessuno sembrava farci caso: tutti probabilmente davano per scontato fosse un arma giocattolo tenuta per esigenze di costume.
La luce sfarfallò un secondo, come se ci fosse un abbassamento di tensione. Neppure un minuto dopo saltò la corrente.
Iniziarono subito urla goliardiche, commenti imbarazzati e risate. Poco dopo tornò, un brevissimo blackout di poco conto.
Peccato che Nerdrimer fosse con la pistola nella sinistra, sguardo duro e attento, un fascio di nervi.
<< Scusami, scusami, puoi seguiamo un attimo? Ti...ti offro un altra birra!>>
L'altro rimase un attimo in silenzio, rinfoderò l'arma e si alzò con un sorriso.
<< A proposito...>> disse porgendo la mano ad Ilaria, si scambiarono una decisa stretta << mi chiamo Nerdrimer. Bel davanzale, potrebbe vincere un concorso!>>
La ragazza arrossì, l'intero tavolo scoppiò in una risata, Raffaele trascinò fuori l'altro dopo che ebbe afferrato una nuova pinta scura.
Uscirono dal pub, condusse il mezz'elfo più avanti, in via della Madonna prima ed infine in piazza del comune, vicino ad una edicola.
Si sedette su un motorino, inspirò profondamente. L'altro lo guardava incuriosito, si sedette sul cofano di una macchina le cui sospensioni scricchiolarono. La lamiera schioccò ma lui parve fregarsene ben poco.
<< Come hai detto che ti chiami?>>
<< Nerdrimer, l'ho detto poco fa alla tua amica. A proposito, non ho mica fatto una gaffe: é la ragazza di uno di voi? Altrimenti potete darmi un pugno.>> disse indicandosi la guancia.
Raffaele fece segno di no col capo, iniziò nuovamente a parlare.
<< Sei nato a Bermor, tua madre era un'elfa e tuo padre non l'hai mai conosciuto, vero?>>
L'altro rispose di si, sorseggiò un poco della birra che si era portato dietro.
<< Sei stato anni nel carcere minorile, hai varie cicatrici a dimostrarlo, durante l'assalto alla  sede corporativa della Unuversalis a Kajin un proiettile alla testa ti ha quasi ucciso.>>
Il mezz'elfo appoggiò ad una centralina la birra, il sorriso sostituito da una espressione serie e cupa, lo fissava.
Il ragazzo resse lo sguardo per poco, abbassò il capo ma continuò a parlare, citando il background che lui stesso aveva scritto e ideato.
<< Ma la cicatrice che ti fa più male e a volte non ti fa dormire la notte é quella sul petto: avevi dieci anni quando tua madre cercò di ucciderti accoltellandoti e dopo averti lasciato in un bagno di sangue si é suicidata...>>
Denti stretti, il mezz'elfo quasi ringhiò, con foga tirò un pugno a pochi centimetri dal volto di Raffaele: piegò la saracinesca dietro di lui, il rumore della dello schianto, la lamiera piegata e del vetro rotto fece trasalire il ragazzo. Neppure un secondo dopo, come un lampo, Nerdrimer alzò come un fuscello il ragazzo, lo guardò dritto negli occhi.
<< Chi ti manda? Chi cazzo sei?>>
sibilò rabbioso, lo lasciò andare sbattendolo alla saracinesca di lamiera.
Prima che potesse rispondere udirono due colpi di pistola, seguito da un urlo lancinante che li scosse, proveniente dai portici della vicina piazza Grande. Entrambi si misero a correre, superarono alcuni passanti inebetiti e sorpresi.
Si fermarono entrambi dietro una delle automobili parcheggiate, spalle alla portiera. Nerdrimer controllò che la pistola fosse carica, mise e tolse la sicura.
<< Stai qui fermo, mi raccomando.>>
<< Qui non siamo... non siamo nel tuo mondo! I poliziotti non sono degli stronzi, non ci sono corporativi bastardi!>>
Il mezz'elfo guardò il ragazzo stranito, fece un segno d'assenso col capo e iniziò a muoversi furtivo, correndo a brevi scatti da copertura in copertura, fra automobili, i portici in cemento.
Davanti ad un negozio, un panificio con all'ingresso due colonne a parodia di tempio greco, giaceva una ragazza in una pozza scarlatta: un colpo di pistola ad ambo le gambe gli stava facendo perdere molto sangue.
Raffaele s'avvicinò, l'altro gli disse di non guardare ma fu troppo tardi: la ragazza pareva agonizzante, le mancava la carne dalla guancia sinistra, tagliata con un coltello affilato.
Il ragazzo trattenne a stento un conato di vomito, si appoggiò ad un muro, iniziò a respirare e poi ad iperventilare. Il mezz'elfo lo prese per il braccio destro, lo iniziò a portar via. Si inserì in una piccola strada vicino, si avvicinò nuovamente al pub.
<< Che...che...>>
Nerdrimer sputò per terra.
<< Dagli spari e l'urlo saranno passati due minuti, forse tre, la piazza é senza veri posti dove nascondersi, per essere sera c'era troppa poca gente in giro. Sento puzza di vrill o magia.>>
Raffaele ebbe la forza di liberare il braccio dalla ferrea presa di lui, vomitò subito dopo. L'altro dopo un momento di riflessione gli tenne la testa.
Solo quando l'altro ebbe finito di rimettere iniziò a parlare.
<< Temevo che tu fossi uno dei servizi corporativi, ma hai lo stomaco troppo delicato, devi essere uno a posto. E poi a pelle mi stai simpatico, non so perché.>>
Arrivarono di nuovo di fronte al Bad elf, Nerdrimer gli tese la mano.
<< Non so ancora come ti chiami.>>
<< Raffaele.>>
<< Strano nome.>>
Il mezz'elfo si guardò un po' intorno, adocchiò una moto.
Controllò la catena, la ruppe con il coltello a microonde che teneva negli scarponi.
Sotto l'occhio incredulo del ragazzo unì i cavi e fece rombare il motore.
<< Quando ci rincontriamo mi devi offrire una birra. E spiegarmi bene perché mi conosci così bene. E sii convincente.>>
Estrasse dalla tasca posteriore un foglio viola da cinquecento euro.
<< Pagami le birre, ho visto che qui quasi le regalano.>>
Se ne andò sgommando, il rombo della moto scosse il silenzio della notte poco prima che a fargli eco giungessero le sirene di polizia e ambulanze.
Rientrò nel pub con aria spaesata, Ilaria e Mattia lo tempestarono di domande a cui rimase quasi sordo.

Intanto poco lontano, alla questura della Repubblica,   una figura particolare era seduta sulla sedia di uno degli uffici: lunghi capelli biondi, vestito come il cattivo di uno spaghetto western, completamente in nero. Una catenella d'oro spuntava dal panciotto, rivelava un orologio da taschino, il cinturone con la coppia di fondine stretto in vita mostrava due pistole sei colpi con il manico in madreperla e oro brunito.
Portava un cappello da cow boy del medesimo colore degli abiti, un paio d'occhiali con la lente destra oscurata, sotto una benda di cuoi scuro.
Da una tasca nella giacca estrasse un paio di guanti rinforzati in metallo sui palmi: li calzò sulla pelle candida, solo dopo tirò fuori da un'altra tasca un fazzoletto rosso reso fagotto.
Si sistemò più comodamente sulla, si tolse gli occhiali e poi la benda, con la sinistra si massaggiò l'attaccatura del naso.
<< Nessuno era riuscito finora a scoprire le mie vittime fintanto che non lo volessi io: é evidente che non sono tutti ciechi e sordi.>>
Mentre pronunciava il suo monologo ripose in una tasca del panciotto gli occhiali e la benda, aprì il fagotto e prese ad osservarlo attentamente con l'occhio sinistro, di un grigio plumbeo. Pareva che lo sguardo di quell'occhio vagasse lontano, si fosse soffermato a lungo sull'immondo orrore fra le stelle.
Il fazzoletto rosso era pregno di sangue, prese con la sinistra il prezioso contenuto, la guancia della ragazza tagliata di fresco.
<< Vorrá dire che dovrò premunirmi contro quei due campagnoli.>>
Con gesto calmo e signorile, si avvicinò la carne all'occhio destro. Una lacrima di un malsano giallo vischioso fuoriuscì, la palpebra si sollevò rivelando una fila di denti affilati, la bocca secondaria divorò la carne con lascivo abbandono.
Il sinistro e mostruoso cow boy sorrise rivelando mostruose fauci di canini affilati.
<< Il dio demente non avrá più molto d'attendere. Prestò danzerà sulla creazione in fiamme, danzerò suonando il mio flauto intorno a lui.>>
Pochi minuti dopo entro un poliziotto, lo sguardo vacuo e perso nel vuoto.
<< Il procuratore della repubblica Elisabetta Traci sta arrivando, mio signore. É già al parcheggio. Lamentava la stranezza dell'arrivo di un agente straniero senza avvisi.>>
Con un gesto noncurante della mano, il cow boy congedò il poliziotto mesmerizzato, si alzò in piedi volgendo lo sguardo alla finestra, rimise benda e occhiali.
<< Vediamo quanto é...diverso questo nuovo mondo.>>
<< Agente Delapore, deve darmi delle spiegazioni.>>
La procuratrice entrò nell'ufficio, lui si voltò e le sorrise.
Avvampò di rosso alle guance, sospirò in modo fin troppo eloquente, se ne vergognò.
Finalmente l'occhio fece il paio con le labbra, ma vi era solo derisione in quell'espressione.
<< É una cosa molto importante Elisabetta. Non abbiamo tempo.>>

5 commenti:

  1. I capitoli di azione serrata ti vengono meglio, e migliorano mi pare. Forse dovresti accentuare certe ellissi e/o alleggerire capitoli "di raccordo" come - se ben rammento - il 2...

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  2. Beh, grazie del commento e sopratutto della critica costruttiva! Effettivamente questo racconto ha un...inizio lento, da una normalità mediocre ad un crescendo (vedrete anche nei prossimi capitoli) ed effettivamente il fatto che non ci fossero cattivi da narrare mi ha posto in un limbo scrittorio!

    Spero possa piacere di più coi prossimi capitoli.
    P.s. inutile dire che una volta finito, quando lo metterò disponibile come file scaricabile ebook sarà anche risistemato u.u

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  3. La trama si complica, il mistero s'infittisce.
    Anche questo capitolo gioverebbe di una bella rassettata.
    Alcuni passaggi sono caotici.
    Nell'insieme però trovo che tu abbia fatto un buon lavoro.
    Al prossimo capitolo! :)

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    1. Grazie del commento e della lettura! Inutile dire che la rassettata la sto facendo (con lentezza esasperata dagli ultimi esami in arrivo all'università!)

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    2. Ugh...non mi parlare di esami. La prossima sessione ne ho due...li sto studiando in parallelo. Alla sera sono morta di stanchezza. X_X
      Io dovrei cominciare un lavoro di revisione sul romanzo che ho scritto nel 2009 per un secondo giro di invii alle case editrici (il primo non è andato bene), ma non riesco a trovare la forza per farlo. ù_ù

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